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Villammare
Villammare si trova sulla costa tirrenica al centro del Golfo di Policastro. Dista circa 3 km da Sapri, 8 da Policastro, 15 da Scario e 3 da Vibonati. Vicina a Villammare si trova un'altra località balneare, Capitello, frazione di Ispani.
La spiaggia è considerata la perla di tutto il Golfo di Policastro. È frequentata per tutto il periodo estivo da numerosi villeggianti provenienti da ogni parte d'Italia. In questo litorale vegeta una numerosa rappresentanza della duna mediterranea e soprattutto sul litorale Oliveto vegeta il Pancratium Maritimum detto Giglio di Mare. Le piante presenti nel litorale di Villammare presentano peculiarità legate al clima di tipo temperato, caratterizzato da estati calde, miti e lunghe ed inverni miti e piovosi. Tali condizioni climatiche favoriscono la vita di specie arbustive ed arboree sempre verdi.
Proprio per queste qualità e per il mare pulito è da diversi anni stata assegnata a Villammare la Bandiera Blu. Tutta la duna costiera del Golfo di Policastro ed in particolare di Villammare rappresenta un ambiente naturale di grande bellezza e svolge un ruolo importante per l'ecosistema che la comprende. Essa costituisce una riserva naturale di sedimento per la spiaggia e ne rallenta l'erosione, garantendo la vegetazione spontanea che la popola.
Vibonati
Vibonati (Livunàti nel dialetto cilentano meridionale) è un comune italiano di 3 293 abitanti della provincia di Salerno in Campania. Il comune fa parte dell'Associazione "Borghi Autentici d'Italia".
Sapri, Città della Spigolatrice
La città di Sapri ha origini molto antiche e viene considerata il cuore del Golfo di Policastro, un tempo chiamato "Sinus Vibonensis" (dalla Naturalis Historia di Plinio il Vecchio) oppure ”Sinus Laus” (da Laos, polis della Magna Grecia situata, però, a Santa Maria al Cedro, oltre il Golfo di Policastro). In età romana la baia e il suo entroterra furono tenute in grande considerazione; visitata da Cicerone che la definì “parva gemma maris inferi” (piccola gemma del mare del Sud).
Sapri è nota soprattutto per la tragica Spedizione di Carlo Pisacane del 28 giugno del 1857, ricordata in versi dalla famosa poesia la “Spigolatrice di Sapri” di Luigi Mercantini. La Spedizione di Pisacane, organizzata a Genova dallo stesso, da Mazzini e da altri patrioti, doveva, nel progetto mazziniano, favorire lo scoppio a Napoli e a Salerno, seguite dalla Sicilia, della rivoluzione antiborbonica, nell'ambito della lotta per l'unità italiana, organizzata dal Comitato insurrezionale presieduto dal venticinquenne napoletano Giuseppe Fanelli, anche per evitare probabili azioni del partito murattiano anch'esso antiborbonico, ma deciso ad instaurare un regno meridionale filo francese.
Contemporaneamente sarebbero state assaltate le fortezze a Genova e a Livorno per prelevare i depositi di armi e munizioni da consegnare ai rivoltosi meridionali: la spedizione di Pisacane fallì, come le contemporanee azioni di Genova e di Livorno anche perché i napoletani ed i salernitani non erano sufficientemente preparati all'azione immediata; servì tuttavia ad evitare l'ipotetica instaurazione di un Regno murattiano nell'Italia meridionale e aprì la strada alla Spedizione dei Mille. La tragica impresa è commemorata da un obelisco eretto nel primo centenario situato in largo dei Trecento, da una statua di Pisacane risalente alla prima metà del secolo scorso nella villa comunale e da una raffigurazione in bronzo che rappresenta la "Spigolatrice" suggestivamente adagiata sullo scoglio dello Scialandro, idealmente protesa verso la baia di Sapri dove i trecento sbarcarono. Ogni estate, la spedizione viene ricordata da una rievocazione in costume dello sbarco.
San Giovanni a Piro - Scario
La storia di Scario inizia probabilmente intorno all'anno 1000 a.c., con l'arrivo di popolazioni italiche che popolarono queste terre per cinque secoli fino all'arrivo dei greci nel 471 a.C, seguiti poi dai romani tre secoli più tardi. Durante le invasioni barbariche della prima metà del VI sec. con il dominio bizantino che portò un lungo periodo di serenità che si protrasse fino ai primi del IX sec. quando le incursioni dei saraceni cominciarono a flagellare le coste del Cilento. Nel 915, sbarcati nel porto dell'Olivo, i pirati saccheggiarono Scario, mettendo in fuga gli abitanti. Nei secoli successivi il borgo marinaro si riprese, fino a quando nel 1534 e 1552 il pirata turco Khair-ad-Din Barbarossa e il suo successore Dragut Rais Bassà la saccheggiarono e devastarono, lasciandola deserta per più di un secolo. Grazie all'amore per il territorio di alcuni pescatori, supportati dai conti Carafa della vicina Policastro, Scario cominciò a risorgere. Sull'origine del nome ci sono diverse ipotesi,la più attendibile è che il nome derivi dal greco Skariòs (piccolo cantiere navale). La costa che da Scario arriva fino a Marina di Camerota è disseminata di grotte carsiche, di cale raggiungibili solo dal mare e di torri di avvistamento saracene.Inoltre le acque di questa parte di golfo sono molto limpide e ricche di flora e fauna marina, probabilmente a causa della natura carsica delle rocce e alla conseguente presenza di sorgenti sottomarine di acqua dolce e a temperatura più bassa.
Morigerati
Il comune di Morigerati e la sua frazione Sicilì, sono situati in una zona collinare nel Cilento, ad una decina di km dalle coste del Golfo di Policastro. Il comune è noto per le oasi del WWF, ove si trova la risorgenza del fiume Bussento presso le grotte dell'oasi; è presente inoltre la meravigliosa area del fiume Bussento, nella frazione di Sicilì, ove è possibile sostare immersi nella natura e nella tranquillità dell'ambiente fluviale. Il nome Morigerati deriverebbe o dalla parola greca muriké (ginestra) o da murgia, toponimo indicante un'altura o una sporgenza[5]. Secondo la leggenda, Morigerati fu fondata dal popolo italico dei Morgeti. L'abitato è situato nello stesso luogo in cui si trovava il villaggio fortificato dai Morgeti. In seguito fu colonizzato dai Romani, come testimoniano i ruderi che si trovano in località Rumanuru.
Casaletto Spartano
Di origine medioevale il paese, secondo una leggenda locale, si sviluppò intorno all'antica contrada "Spartoso", da cui potrebbe derivare il nome Spartano. L'abbandono del vecchio nucleo, sempre secondo questa vecchia leggenda, fu causato da un'invasione di formiche. Molto più verosimilmente il primo nucleo del paese sorse ai piedi del monte Difesa perché il luogo era ricco di acqua, essendo presenti in zona numerose sorgenti e un piccolo fiume. Il primo documento che può dare una collocazione storiografica al paese è una piccola lapide di pietra con scritta in latino attualmente posta all'ingresso della navata laterale sinistra della chiesa madre di San Nicola, la quale ricorda la consacrazione della chiesa, recante la data del 1177. Il toponimo "Casaletto" deriva, come si può facilmente dedurre, da "casale". Infatti Casalecti, nel medioevo, era, insieme a Bactalearum (Battaglia) un casale delle terre di Tortorella. Nel 1562 i casali di Casaletto e Battaglia furono venduti da Trojano Spinelli, marchese di Mesoraca, principe di Scalea e signore delle terre di Tortorella, al barone D. Giovanni Antonio Gallotti e quindi staccati dal feudo originario[2] Nel 1656 il paese fu, come tutta l'Italia meridionale, colpito dalla peste, che ridusse la popolazione a meno della metà. L'unificazione dei Comuni di Casaletto e Battaglia avvenne nel 1810, per ordine del generale francese Charles Antoine Manhès. Questi ebbe l'incarico dal re di Napoli, Gioacchino Murat, di risolvere il problema del La città di Sapri ha origini molto antiche e viene considerata il cuore del Golfo di Policastro, un tempo chiamato "Sinus Vibonensis" (dalla Naturalis Historia di Plinio il Vecchio) oppure ”Sinus Laus” (da Laos, polis della Magna Grecia situata, però, a Santa Maria al Cedro, oltre il Golfo di Policastro). In età romana la baia e il suo entroterra furono tenute in grande considerazione; visitata da Cicerone che la definì “parva gemma maris inferi” (piccola gemma del mare del Sud).brigantaggio (filoborbonico) nel Regno delle Due Sicilie. Giunto nel golfo di Policastro mandò ordini al sindaco di Casaletto di apprestare foraggi e vettovaglie per il suo esercito. Il sindaco però, volutamente o per scarsità di mezzi, non provvide a soddisfare le richieste del generale che, giunto in paese e sospettando il sindaco di essere in combutta con i briganti filoborbonici, lo fece fucilare nel luogo detto "alle pietre del Campo", ordinando la riunificazione dei comuni di Casaletto e Battaglia e imponendo al sindaco di Battaglia di trasferirsi a Casaletto, che fu eletto a capoluogo. Il termine "Spartano" fu aggiunto a "Casaletto" solo dopo l'unità d'Italia. Esso deriva da "sparto", una pianta delle aree mediterranee, presente quasi ovunque nel territorio casalettano.
Oggi Casaletto Spartano è costituito dai due principali centri abitati che sono la vicina frazione Battaglia e il capoluogo, più tutta una serie di contrade rurali, circa un trentina, sparse su tutto il territorio che ha una superficie complessiva di oltre 70.17 km². Casaletto Spartano e Battaglia sono divise dal corso d'acqua Rio di Casaletto e collegate tra di loro con alcuni sentieri. Il luogo maggiormente rappresentativo di Casaletto, è senz'altro “Il Capello”. La località prende il nome dalla cascata "Capelli di Venere" la cui denominazione deriva dalla rigogliosa crescita della pianta Capelvenere.
Le Cascate dei capelli di Venere
Tra le tante bellezze della natura che regala il Cilento bisogna annoverare le cascate dei Capelli di Venere di Casaletto Spartano. Le cascate di Venere sono tra le più belle cascate in Campania e sono oggetto di visita da tutta Italia. La cascata più famosa del Cilento la ritroviamo, quindi, all’interno dell’Oasi Capello. La cascata dei Capelli di Venere è formata dall’affluente del fiume Bussento, il Bussentino. I Capelli di Venere sono uno spettacolo della natura che ha visto l’unione di 3 elementi, l’acqua del Bussentino scorre sopra la pianta Capelvenere che vive attaccata alla roccia. La cascata delle acque dai Capelli ha creato delle vasche naturali nel letto del fiume dove è possibile fare anche il bagno. Un bagno nell’acqua gelida considerando la temperatura glaciale dell’acqua anche in pieno agosto.
Roccagloriosa
Piccolo paese del Cilento, si trova incastonata in una valle formata dai fiumi Mingardo e Bussento, a ridosso del monte Bulgheria. Con la sua piccola frazione di Acquavena, è inserita nel territorio del parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'Umanità nel 1998. La tradizione popolare vuole che il nome di Roccagloriosa sia il composto del latino Rocca,-ae e Gloriosa. Il primo termine sta ad indicare la collocazione strategica del paese, per secoli una roccaforte, il secondo sottolinea la venerazione per la gloriosa Maria di Nazareth, madre di Dio. Sulla collina denominata 'Le Chiaie" sono stati ritrovati reperti databili all'età del Bronzo. Testimonianze più importanti risalgono all'età del ferro (VIII-VI secolo a.C.), in cui nella zona si sviluppò un insediamento stagionale. A partire dal V secolo a.C. si sviluppò un abitato, formato da case a pianta rettangolare allungata, posate su uno zoccolo di pietra. Dal IV al III secolo a.C. si costituisce un perimetro difensivo dell'abitato, cioè una cinta muraria costruita con blocchi di calcare, che lascia all'esterno la necropoli. All'interno della cittadina così fortificata le abitazioni si dispongono in isolati rettangolari. Su un frammento di tavola bronzea rinvenuto durante gli scavi archeologici, databile al IV-III secolo a.C., è stato ritrovato uno statuto riguardante l'ordinamento istituzionali civile dell'antica cittadina, testimoniando quindi una notevole complessità della vita civile e amministrativa del popolo dei Lucani. Nel I secolo a.C., i superstiti alla distruzione di Orbitania, eressero un nuovo insediamento, non lontano dal primo, su uno costone di roccia chiamato Armo. L'insediamento si chiamò Patrìzia, l'odierna Rocchetta, cittadina che visse fino al IV secolo d.C. Alla fine del IV secolo, il generale Stilicone sbarcò con i suoi soldati nel golfo di Policastro, trovò la zona adatta per l'accampamento delle sue truppe. Queste si diedero al saccheggio e alla distruzione degli abitati vicini, e gli abitanti di Patrizia furono costretti a fondersi col nucleo originario: da questa unione nacque un nuovo insediamento, intorno ad una chiesetta del 412 dedicata alla Madonna, zona ancora oggi chiamata Rocca. Nel VI secolo, in seguito alle invasioni bulgare, presso la Rocca venne costruito un castello, e si costituirono gli abitati di Aquavena, Celle Bulgheria e Rocchetta. Nel 590 fu conquistata dai Longobardi, che ingrandirono il castello. Nel XIII secolo questo era uno dei castra exempia di Federico II di Svevia, e se ne riservava l'affidamento direttamente alla casta regnante. In epoca moderna, il castello dovette subire il saccheggio delle truppe napoleoniche, il 3 agosto 1806. Questo fu incendiato e devastato, per poi essere demolito negli anni '50 del XX secolo. Roccagloriosa è molto visitata dai turisti per il suo Parco Archeologico.
Padula
Padula, la città della Certosa di San Lorenzo.
La nascita si fa risalire al IX-X secolo quando la popolazione, cessata la furia demolitrice dei Saraceni, preferì sistemarsi sulla collina meno elevata e più prossima ai collegamenti della via consolare, dove ancora sorge Padula. Le notizie storiche disponibili confermano l’esistenza di Padula dopo l’anno mille, facendo a volte riferimento anche ad un insediamento sui monti come quello di Mandrano. Alla nascita di Padula certamente non furono estranei i monaci Basiliani, come stanno a testimoniare la chiesa di San Nicola alle Donne ed i ruderi dell’antico Monastero di San Nicola al Torone. Nel 1296 Tommaso II Sanseverino entrò in possesso di Padula. La sua attenzione fu poi attratta dal sito in cui sorgeva la Grancia di San Lorenzo dell’Abate di Montevergine. Nel 1305 ottenne, per permuta con l’Abate Guglielmo, tutti i beni della Grancia e li donò ai Certosini di San Brunone. Con l’atto stipulato il 28 Gennaio 1306 incominciava a sorgere il primo nucleo della Certosa, che nei secoli assunse le grandiose dimensioni che ancora oggi è possibile osservare. Nel periodo risorgimentale, sebbene madre di molti spiriti liberali, ha conosciuto la tragica fine dei trecento seguaci di Carlo Pisacane.
La Certosa è uno dei monasteri più grandi nel mondo e tra quelli di maggior interesse in Europa per importanza architettonica.
Paestum e il suo Parco Archeologico
I Templi di Paestum sono tra i più importanti reperti archeologici rinvenuti dall’antica Magna Grecia. Grazie ad una condizione strutturale ottimale dei Templi di Paestum li rendono tra i più apprezzati monumenti della civiltà Greca. I Templi sono tra le principali attrazioni del Parco Archeologico di Paestum e lo rendono uno dei più importanti siti archeologici della Magna GreciaIl Parco Archeologico di Paestum è molto grande ed è circondato da una cinta muraria ancora presente avente un perimetro poligonale di quasi 5 km. All’interno della città antica di Paestum, anche detta Poseidonia, è presente un percorso lungo il quale è possibile visitare alcuni tra i più importanti monumenti della Magna Grecia. Qui troviamo tre templi, un anfiteatro, un foro con comitium, ma anche santuari e necropoli, dove è stata rinvenuta una delle tombe più famose al mondo, la Tomba del Tuffatore. Il nome Paestum, in realtà è stato dato solo in epoca romana, i Greci avevano chiamato la città Poseidonia, in onore del dio del mare Poseidone..
IL CILENTO, ALLA SCOPERTA DEL PARCO NAZIONALE DEL CILENTO, VALLO DI DIANO E ALBURNI
Il Cilento è una terra affascinante ricca di cultura, natura, storia e spiagge stupende. Ma anche piccoli borghi medievali che si affacciano sul mare o sulle aree interne poco note ma ricche di beni artistici, naturali e architettonici. Il Cilento è una subregione montuosa della Campania meridionale, in provincia di Salerno, facente parte del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Il Parco del Cilento, nel 1998 è stato dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
TREKKING IL SENTIERO DEGLI INFRESCHI E DELLA COSTA DELLA MASSETA
Il sentiero degli Infreschi e della Costa della Masseta è una tappa obbligata per chi ama il trekking, la natura e il Cilento. Il sentiero degli Infreschi e della Costa della Masseta permette di raggiungere 3 delle cale più belle del Cilento, già vincitrici del premio spiaggia più belle d’Italia di Legambiente e Turing Club. Parliamo della spiaggia del Pozzallo, della spiaggia di Cala Bianca e della Baia degli Infreschi. l’intera costa della Masseta e Baia degli Infreschi sono un’area marina protetta del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.Il sentiero della Masseta e degli Infreschi è lungo circa 10 km tra andata e ritorno. Il sentiero non presenta grosse difficoltà ed è adatto a chi ama passeggiare tra la natura e fare trekking
Scavi di Velia , Parco Archeologico di Elea-Velia
Il Parco archeologico di Elea-Velia, conosciuto anche come Scavi di Velia, è una delle attrazioni culturali più importanti del Cilento. Non conosciuti quanto meriterebbero, gli scavi archeologici di Velia rappresentano una delle principali testimonianze degli insediamenti greci nella Magna Grecia. Patria della scuola filosofia eleatica, con Parmenide e i suoi due discepoli Zenone e Melisso di Samo